Intolleranze alimentari ematiche e genetiche

Nella mia pratica clinica io eseguo tre tipi di test per identificare eventuali “intolleranze” alimentari:

1) test ematico col metodo Elisa per la ricerca degli anticorpi IgG
2) test epigenetico sul capello basato sulla valutazione dei campi elettromagnetici
3) test genetico.

Ebbene quello che regolarmente confonde i miei pazienti è che i risultati sono spesso discordanti, ma in realtà è normale che sia così.

Mi spiego: il test ematico valuta la presenza quantitativa di anticorpi contro uno specifico alimento che è, entro certi limiti una normale risposta dell’organismo, che raggiunge certi livelli quando quell’ alimento non viene ben digerito, viene consumato troppo spesso e in quantità elevate.

Non è un caso che nei paesi occidentali l’intolleranza ematica più riscontrata è quella al frumento, mentre nei paesi asiatici è quella alla soia.

Mantenendo l’esempio del frumento in realtà una persona alla quale è stata riscontrata l’intolleranza ematica non necessariamente deve presentare l’intolleranza genetica al glutine così come una persona che invece la presentasse non necessariamente dovrebbe avere l’intolleranza ematica che appunto molto dipende dalla frequenza e quantità di assunzione.

Potremmo dire che l’intolleranza alimentare ematica, che in realtà è una sorta di allergia ritardata, è favorita da situazioni di alterata permeabilità intestinale che permettono il passaggio di frazioni indigerite di quell’alimento che normalmente non dovrebbero essere assorbite come tali ma che essendolo si comportano come un antigene estraneo e inducono una risposta anticorpale.

Viceversa le cosiddette “intolleranze” genetiche sono legate prevalentemente a deficit enzimatici, come per esempio quello della lattasi, o a valutazioni che tengono conto di una diminuita capacita metabolica di un determinato enzima, come per esempio quello coinvolto nella ossidazione dell’istamina che automaticamente porta ad una intolleranza nei confronti degli alimenti ricchi di istamina (formaggi stagionati, pesce conservato, vino rosso e birra, cibi fermentati) e quelli che la producono (vedi cioccolato).

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